Il fattore C
L’infezione da Virus C è la maggiore responsabile di tutte le malattie croniche e progressive del nostro fegato. Nel 90 % dei casi è completamente asintomatica e guarisce spontaneamente in circa il 25% dei casi, negli altri pazienti solo il 20-30 % va incontro a malattie gravi del fegato, influenzano questa progressione alcuni fattori come il genere maschile, il consumo di alcool, soprattutto il suo abuso, e il diabete.
E’ una malattia ubiquitaria e si trasmette attraverso il passaggio di sangue infetto; in passato era una malattia dovuta a trasfusioni ematiche, iniezioni con materiali non sterilizzato, emodialisi, legata cioè a malattie e situazioni legate all’ambiente ospedaliero, ma l’uso di stupefacenti per via endovenosa ne ha ampliato i confini e amplificato gli effetti negativi.
Le modalità di trasmissione più importanti sono le emotrasfusioni, uso di siringhe contaminate ( es stupefacenti per via endovenosa), cure dentarie, agopuntura, interventi chirurgici. Ma ce ne sono alcune molto diffuse tra i giovani che meritano particolare attenzione: mi riferisco ai trattamenti estetici invasivi, ai piercing e tatuaggi, l’uso promiscuo di spazzolini da denti, forbici, rasoi e spazzole da bagno.
Inoltre anche i rapporti sessuali possono essere causa di trasmissione inapparente del Virus C, soprattutto se omosessuali, promiscui e traumatizzanti, in tal caso l’uso di profilattico è sempre raccomandato.
Nei rapporti monogami non traumatizzanti il rischio è virtualmente assente; in caso di gravidanza la trasmissione perinatale è molto bassa e l’allattamento non espone il neonato a rischi di infezione.
Infine ricordiamo che questa infezione NON può essere contratta attraverso baci, abbracci, strette di mano, tosse o starnuti; uso comune di servizi igienici, bagni, piscine e saune; mangiando cibo preparato da persone affette da epatite C o mangiando nello stesso piatto, con le stesse posate o bevendo allo stesso bicchiere o neanche lavando o indossando gli stessi abiti.
La prevenzione parte dalla conoscenza dei fattori di rischio, dalla tempestiva identificazione delle persone infette e dall’adozione di stili di vita atti a limitare i cofattori di danno ulteriore, inoltre è necessario motivare i pazienti HCV positivi ad intraprendere l’iter diagnostico-terapeutico più adeguato nei Centri specialistici preposti.
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dott.ssa Graziella Bellardini
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